Nuoto come attività fisica
Il nuoto è sempre stato presente nella vita dell’Uomo, come dimostrano numerose iscrizioni e raffigurazioni scoperte in varie parti del mondo, dal Messico al Medio Oriente e la valle del fiume Indo. Le testimonianze più antiche riguardo la pratica del nuoto risalgono al V Millennio a.C. e sono delle raffigurazioni stilizzate, scoperte nella cosiddetta Caverna dei nuotatori, situata nella valle delle pitture nel Sahara egiziano.
Tracce scritte riguardo ad attività in acqua possono essere trovate anche in importanti testi antichi come il Gilgamesh, l’Odissea, l’Iliade e la Bibbia.
Numerose sono le fonti greche e romane che ci parlano del nuoto e della sua importanza nella società del tempo. Tra i greci, nonostante non fosse presente nel programma dei Giochi Olimpici, il nuoto e l’ambiente acquatico erano tenuti in grande considerazione, basti pensare alla moltitudine di miti e leggende con l’acqua come protagonista. Anche in campo militare le capacità acquatiche avevano la loro importanza come possiamo leggere nelle opere di grandi storici come Tucidide ed Erodoto.
Anche per quanto riguarda i romani il nuoto aveva rilevanza non solo a fini educativi ma anche militari, era infatti previsto come parte dell’addestramento per i legionari. Abbiamo, inoltre, testimonianze di esibizioni e spettacoli acquatici organizzati a partire dal I Secolo a.C. L’importanza dell’acqua nella cultura romana è ben rappresentata anche dalla grande diffusione delle terme in tutto l’impero; terme che rappresentavano un punto di incontro sociale ed erano aperte a tutti i cittadini.
Nel Medioevo la pratica del nuoto, come quella delle attività fisiche in generale, ebbe uno sviluppo ed un’importanza limitata, tanto che poche sono le notizie sull’argomento; questo anche perché l’acqua era spesso associata al diffondersi delle malattie. È dal XV Secolo d.C. che si torna, progressivamente, a parlare di nuoto, sempre nella sua accezione di pratica amatoriale con una funzione sociale ed educativa.
Risale al 1538 il manuale Colymbetes, sive de arte natandi dialogus et festivus et iucundus lectu dell’umanista tedesco Nicolas Wynman in cui, oltre a raccomandare l’esercizio fisico in acqua, vengono descritti due stili che possono essere riconducibili ai moderni dorso e rana. Da questo primo volume ha origine una prima forma di codifica del gesto natatorio e una sempre più vasta bibliografia riguardante il nuoto. Per quanto riguarda l’Italia, il primo vero trattato sull’argomento può essere individuato ne L’uomo galleggiante, o sia l’arte ragionata del nuoto del 1797 del diacono Oronzio De Bernardi.